Associazione dei Salesiani Cooperatori

Regione Italia - Medio Oriente - Malta

“Noi stessi siamo missione”. Cooperatori salesiani e ascritti rosminiani

La missione dei fedeli laici (christifideles laici), specie dopo il Concilio Vaticano II, rappresenta un ingranaggio importante nel “motore ” della Chiesa odierna. E non è esagerato dire che l’intera esistenza del fedele laico appunto ha lo scopo di portarlo a conoscere la radicale novità cristiana che deriva dal battesimo. Un fenomeno quello dei christifideles laici che si connota oggi con sempre maggiore aderenza come “lavoratori della vigna”, a fianco di ordini religiosi come i cooperatori salesiani o gli ascritti rosminiani. «Per noi salesiani cooperatori — spiega Italo Canaletti, consigliere mondiale di riferimento per la regione Italia-Medio Oriente e Malta — vivere oggi nella Chiesa come “lavoratori della vigna” è incarnare ciò che don Bosco ha pensato nel sceglierci come suoi collaboratori insieme ai salesiani di don Bosco e alle figlie di Maria Ausiliatrice».

Attualmente i cooperatori salesiani in Italia sono circa 6500 mentre nel mondo, coordinati da Antonio Boccia, sono più di 30.000, dall’Africa (anglofona e francofona) all’America del Nord e del Sud, all’Asia, Oceania ed Europa. Aggiunge Canaletti: «L’opera che i salesiani cooperatori compiono si estende alla loro vita quotidiana e a ogni ambiente lavorativo, ecclesiale e sociale in cui sono inseriti. Il sistema preventivo è infatti il faro della loro opera educativa; inoltre, l’attenzione al mondo dei giovani, la catechesi, la vicinanza alle famiglie e l’impegno culturale e socio-politico in cui essi sono coinvolti sono tutti ispirati al carisma di don Bosco che voleva che i giovani diventassero “buoni cristiani e onesti cittadini”». E ancora: «Oggi più che mai, essere salesiano cooperatore nel mondo è rispondere con generositàalla vocazione ricevuta, guardando con speranza al futuro, per costruire un mondo più umano e attento alle nuove sfide che caratterizzano questo tempo».

Ecco dunque che da san Giovanni Bosco al beato Antonio Rosmini la ricca varietà e dinamicità degli operai nella vigna del Signore produce frutti imprevedibili. «I laici all’interno della famiglia rosminiana sono detti “ascritti” — spiega Reinaldo Viloria, responsabile degli ascritti rosminiani nel mondo — e questa denominazione si applica anche ai sacerdoti, alle suore, ai vescovi o a qualsiasi altra persona che, senza poter vivere come religioso, vive la spiritualità dal proprio stato di vita». Tuttavia, sottolinea Viloria, «ci sono altre denominazioni, come gli ascritti consacrati o i figli adottivi, che fanno una consacrazione all’interno dell’istituto e cercano di partecipare più direttamente alle opere lì sviluppate. Ci sono anche quelli che chiamiamo amici o simpatizzanti, la maggior parte dei quali vivono la spiritualità, si sentono e sono considerati rosminiani, anche se non hanno formalmente fatto l’ascrizione». I christifideles laici, gli ascritti rosminiani, dell’istituto della Carità sono complessivamente poco più di 600; in Italia sono circa 300 e nel mondo (Inghilterra, Irlanda, India, Stati Uniti, Kenya, Tanzania, Venezuela e Nuova Zelanda) se ne registrano altrettanti.In tutti i luoghi dove c’è una presenza dei padri o delle sorelle rosminiane ci sono anche coloro che vi sono legati; in alcuni siti sono anche i laici a sostenere la presenza rosminiana dopo che le suore o i sacerdoti per vari motivi hanno dovuto andarsene. Ribadisce Viloria: «In primo luogo, l’azione missionaria a partire dal carisma rosminiano si concentra sulla realtà in cui si trovano i laici; la famiglia, il lavoro e la sfera sociale sono il punto di partenza e il terreno di missione immediata; tuttavia, c’è l’apertura e la disponibilità a partecipare alle diverse opere di carità preesistenti all’interno dell’istituto che a causa della realtà del carisma possono essere molto varie attraverso l’educazione, la salute, il lavoro nelle carceri. Un altro ambito essenziale da tenere presente è che noi stessi siamo “missione”».

di Roberto Cutala
tratto dall’Osservatorio Romano del 7 Giugno 2024