TRA LE FERITE DELLE NOSTRE PAURE SBOCCIANO LE ROSE PROFUMATE DELLA PASQUA

Scritto da AmministratoreSITO

Carissimi amici, la lontananza forzata dovuta all’emergenza del coronavirus, non mi impedisce di pensare a voi. L’unico mezzo che mi permette di avere un contatto (senza pericolo!) è quello epistolare, per questo vi scrivo. Il momento critico che viviamo ci fa scoprire all’improvviso di essere fragili e vulnerabili. Le norme di sicurezza, quanto mai necessarie per arginare il virus, creano tuttavia un senso di spaesamento e di angoscia, che ci rimandano ai versi di Ungaretti: ”Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. Anche qualche settimana fa, il mercoledì delle Ceneri, abbiamo ricordato che la nostra esistenza è come la polvere; è strutturalmente segnata dalla finitudine. Ma, per fortuna, dentro questa fragilità brilla una scintilla della vita stessa di Dio.

Ho sentito tante voci in questi giorni. C’è chi rispolvera la predicazione del Savonarola e ripete frasi del tipo: Dio ci punisce per i nostri peccati! Oppure: perché Dio non fa nulla? No, amici cari! Ma può una madre volere il male per i figli? Dio non punisce, ma accarezza, guarisce e salva! Il virus non è stato mandato da Dio, ma è il frutto di scelte libere dell’uomo e della casualità di tanti eventi naturali. Certamente, Dio può tutto, ma lui stesso ha liberamente rinunciato alla sua onnipotenza dal momento in cui ha posto l’uomo nell’eden come suo collaboratore per “coltivare e custodire” la terra. Egli ci ha dato l’intelligenza per risolvere i problemi in modo autonomo, dalle malattie ai terremoti. Dio si è volontariamente auto-limitato per elevare l’uomo a interlocutore corresponsabile e libero. Ha fatto questa scelta perché è Amore e chi ama non fa tutto da solo. Anche quando l’uomo usa male la sua libertà, Dio non lo abbandona, perché il suo è un amore provvidente! Sono certo che ci aiuta a trarre il bene dal male di questo virus che noi stessi abbiamo procurato con le nostre scelte e stili di vita. Spesso vorremmo che intervenisse come un “deus ex machina”, ma Dio non agisce in modo magico o miracolistico. Dio non è un tappabuchi che deve supplire alle deficienze umane, perché ha fiducia nella nostra intelligenza. Egli non è neppure uno che sta alla finestra a “guardare”, come se fosse uno spettatore disinteressato. Dio è provvidente, ma non interviene con azioni mirabolanti. Egli fa breccia nel cuore dell’uomo per mezzo della sua Parola; un intervento che non annulla la libertà e non elimina la problematicità della storia umana. Grazie a coloro che ascoltano la Parola, anche da un evento tragico, come una pandemia, Dio fa nascere un nuovo cielo e una nuova terra. Non dobbiamo avere paura, perché Dio si prende cura di noi. Ma non lo fa senza di noi. Egli chiede la nostra collaborazione, attende che qualcuno porti i propri “cinque pani d’orzo” per contribuire a debellare la malattia. Perciò, in questi giorni, non stanchiamoci di pregarlo affinché susciti in ciascuno di noi il desiderio di mettere a disposizione della comunità i “talenti” ricevuti, da chi lavora in un laboratorio scientifico a chi prende decisioni in una riunione di governo, da chi cura gli ammalati in un ospedale a chi lo fa a casa. Se rispondiamo all’appello di Dio e doniamo i nostri “cinque pani”, Egli farà il resto per restituire gioia e speranza in un momento in cui prevale mestizia e angoscia.

In questi giorni ci sentiamo afflitti come i discepoli di Emmaus (Lc 24, 13-53), smarriti e tristi. Gesù si affianca a ciascuno di noi così come fece con loro, che erano scoraggiati e delusi per la morte del Maestro. Oggi, come allora, non ci rivolge parole vuote, non alimenta false attese con speranze inconsistenti e miracolistiche. Ai due discepoli, infatti, non disse che non aveva sofferto! Al contrario, ammise lo strazio indescrivibile della croce, ma li aiutò pure a leggere gli eventi accaduti, collocandoli in un orizzonte più ampio di quello terreno; li aiutò a comprendere che, se ci nutriamo della sua parola e del suo corpo, la disperazione cede il posto alla speranza e anche la morte si apre a una nuova vita.

Carissimi amici, ciascuno di noi, nonostante il momento difficile, è dentro un meraviglioso disegno di vita; un progetto che nessuna croce riesce a seppellire perché nasce dal cuore stesso di Dio. La Pasqua che celebreremo tra qualche giorno, ci annuncia la speranza più grande che l’uomo possa ricevere: la luce trionfa sulle tenebre, il bene sul male, la gioia sulla tristezza! Quest’anno può succedere che, mentre risuonano le campane festose della Risurrezione, ci troviamo ancora sotto il peso doloroso della croce, alle prese con le nostre paure e le nostre angosce. Come si può celebrare la Pasqua quando tutto sembra non avere senso? È paradossale, ma l’annuncio gioioso della Risurrezione, proprio quest’anno, acquista un significato speciale! Infatti, la Pasqua ci dice che nessuna sofferenza potrà sconfiggerci perché neppure la morte ha potere su di noi. Nonostante lo smarrimento, siamo tra le braccia di Dio, come un bambino stretto al collo di mamma e papà. Chi si fa afferrare da Dio risorge ogni giorno dalle piccole o grandi sofferenze quotidiane; non è schiavo delle alterne vicende e circostanze della vita, ma irradia gioia, luce e ottimismo per l’energia che Cristo stesso gli dona. Chi è stretto al cuore di Dio non si piega di fronte a nessun ostacolo, ma lotta e si impegna contro ogni forma di morte senza mai disperare; non smette di sognare nel futuro, nonostante l’incertezza del presente.

 

            Fratello e amico non restare chiuso nelle tue paure, perché non sei solo! La tua sofferenza è la sofferenza di Dio. Gesù anche oggi ripercorre il calvario e si affianca a ciascuno di noi così come fece con i discepoli di Emmaus. Però fa’ attenzione, perché rispetta la tua libertà ed entra nella tua vita in punta di piedi e solo se gli spalanchi la porta di casa tua. Aprigli il cuore! Ci sono tanti modi per farlo: dalla preghiera fiduciosa all’adorazione silenziosa, dall’ascolto della Parola all’Eucarestia, dalla confessione alle opere di carità.  Quest’anno, il cammino quaresimale è stato segnato dall’angoscia e dal disorientamento, ma non disperiamo perché tra le ferite delle nostre paure sbocceranno presto le rose profumate piantate da Cristo Risorto.

Ho ritenuto opportuno farvi gli auguri di una Santa Pasqua con un po’ di anticipo, affinché non vi manchino le carezze di Dio in questa lunga notte di passione. Presto le tenebre cederanno il posto alla Luce e potremo gustare anche il piacere di una stretta di mano e di un abbraccio. Auguri di risurrezione, di gioia e di speranza. 

 Don Antonio D’Angelo, (SALESIANO ) 

Categoria: